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Università, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca penalizzerà  gli atenei con più studenti fuori corso. Potrebbero esserci ulteriori aumenti di tasse per i fuoricorso

Mettendo in pratica il decreto interministeriale del 9 dicembre 2014, il Miur applica le novità sul “Costo standard unitario di formazione per studente in corso” e a pagarne lo scotto saranno soprattutto i grandi atenei, dove gli studenti fuori corso sono più numerosi.
Dall’aumento delle tasse universitarie per gli studenti fuori corso ai tagli agli atenei “non virtuosi”, lo Stato italiano ha dichiarato guerra a chi non esce dall’università entro i tempi previsti. Ma l’aumento delle tasse per i fuori corso, deciso nel 2012 su emendamento della Spending Review, ha un aspetto di ingiustizia in quanto non tiene conto delle particolarità dei singoli casi specifici. Considera l’ipotesi di studenti lavoratori ma non  se questi sono senza contratto –come spesso purtroppo accade, non considera l’ipotesi di studenti non residenti, partecipanti al progetto Erasmus o in condizioni familiari difficili. Non ponendo attenzione a queste peculiarità, il sistema di tassazione ha fatto sì che gli studenti in condizioni di disagio si siano trovati a dover pagare fino al doppio delle tasse universitarie, se hanno un reddito familiare superiore a 150mila euro. Del 50 per cento per redditi tra 90mila e 150mila euro e del 25 per cento per redditi sotto i 90mila euro.
Il decreto avrà molto probabilmente come conseguenza, da un lato, un ulteriore aumento delle tasse sugli studenti fuoricorso e, dall’altro, l’abbassamento della soglia di preparazione per passare gli esami. Ad essere maggiormente penalizzate, con un danno economico notevole, saranno le università con un bacino d’utenza più ampio, e quindi con più studenti fuori corso. I più penalizzati saranno gli atenei del Sud,  dove spicca Cagliari (53% di studenti fuori corso); ma anche Pisa (42%) e La Sapienza di Roma (40%). Situazione migliore  al Nord. Venezia Luav è l’ateneo con il minor numero di fuoricorso in Italia (24%), a seguire: Pavia, Modena e Reggio Emilia (26 e 27 per cento).
Il rischio adesso è che le Università tentino un’ulteriore aumento di pressione sugli studenti per contenere le perdite o diminuiscano eccessivamente gli standard di selettività e di valutazione per passare gli esami.

 


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