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PEGGIORANO LE CONDIZIONI OCCUPAZIONALI  DEI LAUREATI ITALIANI: LO DICE IL XIV RAPPORTO ALMA LAUREA.

Il XIV rapporto AlmaLaurea sulla condizione lavorativa giovanile in Italia è stato presentato l’ 8 marzo scorso a Roma all’Università degli Studi “La Sapienza”.
Dallo studio, che  ha coinvolto 400 mila laureati, emerge una fotografia in peggioramento e di crisi generale per le nuove generazioni di laureati. La situazione tuttavia varia a seconda del genere e della collocazione territoriale.
Tutta la documentazione è direttamente consultabile sul sito www.almalaurea.it
Dare uno sguardo all’Europa , aiuta a renderci conto della gravità della situazione. Secondo dati ISTAT del Gennaio 2012, la disoccupazione giovanile nel nostro paese ha superato la soglia del 31%.
La classifica dei maggiori paesi europei, nell’occupazione per le professioni più qualificate, vede l’Italia collocata all’ultimo posto, con un andamento in perdita, contrariamente al resto d’Europa. I paesi che riescono a valorizzare maggiormente i propri laureati specializzati sono: Paesi Bassi, Gran Bretagna e Francia.
La mancata valorizzazione del capitale umano, nel nostro paese è sicuramente accentuata dalla scarsa presenza di una componente giovane nella scena politica nazionale.
RIPORTIAMO BREVEMENTE I RISULTATI DEL RAPPORTO.
Livelli disoccupazione: un aumento generale della disoccupazione giovanile, tra i laureati triennali, con un aumento anche nell’ultimo anno, dal 16 al 19%. Non migliora la questione per chi decide di continuare gli studi. Infatti la disoccupazione lievita e risulta perfino più consistente, fra i laureati specialistici (dal 18 al 20%). Aumenta la disoccupazione anche per gli studenti laureati in corsi a ciclo unico, come: giurisprudenza, medicina, architettura, veterinaria. (dal 16,5 al 19%).

Livelli di precariato: diminuiscono notevolmente i lavoratori a tempo indeterminato. Così, ad eccezione dei laureati a ciclo unico, che non riscontrano aumenti del livello di precarietà, ad un anno dalla laurea, la stabilità lavorativa riguarda solo il 42,5% dei neo-laureati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici, con il conseguenziale aumento del lavoro in nero.

Stipendi: Il rapporto AlmaLaurea analizza anche le variazioni degli stipendi, riportando una notevole contrazione dei guadagni per i lavoratori neo-laureati. Si stima una generale riduzione dei guadagni intorno dal 2 al 6%  solo nell'ultimo anno.
La situazione migliora notevolmente con il passare degli anni. Infatti si riscontra un aumento della stabilità lavorativa, nonché del potere d'acquisto e degli stipendi, nel medio e lungo periodo. Tuttavia se confrontati con i dati delle precedenti indagini, anche nel medio e lungo periodo, si ha la perdita di qualche punto percentuale.

Facoltà: facendo una differenziazione in gruppi disciplinari, a dieci anni dal conseguimento del titolo, tra i laureati nel 2000 2001 e 2002, emerge una classifica, dove alcune lauree offrono maggiori possibilità lavorative rispetto ad altre.
In testa alla classifiche c'è il gruppo ingegneria, a seguire:  medico, economico-statistico, psicologico, architettura, politico-sociale, etc. Trovano più difficoltà i laureati nei gruppi: geo-biologico, linguistico e quello letterario, dove solo il 79,4% riesce a trovare occupazione.
Analogamente, a dieci anni dalla laurea, è il gruppo medico a garantire gli stipendi più alti, seguito da ingegneria, chimico-farmaceutico e scientifico. Gli ultimi posti di questa particolare classifica spettano ai gruppi: architettura, letterario ed insegnamento.

Confronti: Emerge in generale un quadro particolarmente demoralizzante per i giovani studenti. Ma a questo punto è necessario fare un confronto tra laureati e diplomati. La laurea infatti, nonostante tutto, resta una marcia in più verso sbocchi lavorativi. Secondo dati ISTAT i laureati occupati sono l'11% in più rispetto ai diplomati. Con uno scarto del 50% anche nei tassi retributivi.
Infine il rapporto mette a confronto altri due elementi di forte differenziazione: collocazione territoriale tra Nord e Sud e differenze per genere.
Nel 2010 il tasso di disoccupazione nel sud rispetto al nord ha raggiunto quota 17% e non sembra volersi fermare. Situazione analoga anche per quanto riguarda i salari: Aumenta il divario rispetto al 2008 e ha toccato quota 17% nel 2010. tutto questo va ovviamente ad alimentare il fenomeno noto come “fuga dei cervelli”, fenomeno che investe principalmente i giovani del meridione.
Per quanto riguarda le differenze per genere, il mercato del lavoro premia gli uomini e penalizza le donne, a parità d'istruzione. Questo avviene nel breve periodo e si conferma nel medio. A tre anni dal conseguimento del titolo, può contare su un posto sicuro il 66% degli uomini e solo il 49% delle donne.

 


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