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Aumentano ancora i Neet: in Italia sono due milioni e mezzo i giovani under 30 che non studiano e non lavorano, il triplo rispetto alla Germania

Sono chiamati “Neet” (Not –engaged- in Education, Employment or Training) i giovani compresi tra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro, né sono iscritti ad un corso di studi. Secondo il rapporto “Noi Italia” pubblicato dall’Istat, in riferimento all’anno 2013, questi rappresentano il 26% dei giovani in questa fascia d’età, ovvero più di uno su quattro.
Già in passato ci siamo occupati in questo portale Federconsumatori dedicato ai giovani della questione Neet. Nel 2009, infatti, in Italia erano poco più di due milioni, il 21,2%, percentuale che da allora è andata progressivamente aumentando fino all’attuale situazione.
Il rapporto Istat fotografa una condizione anche più grave per le giovani donne, le quali si trovano nella spiacevole condizione con più frequenza rispetto ai loro coetanei maschi (il 27,7% delle donne contro il  24,4% degli uomini). 
Il fenomeno è osservato con particolare attenzione ormai da diversi anni in tutta Europa, dove comunque la media di incidenza di popolazione Neet tra i giovani risulta nettamente più bassa rispetto all’Italia (15,9% media Ue28; 26% Italia).
Così, l’Italia, viene superata anche dalla Bulgaria (25,7 %) posizionandosi appena prima alla Grecia (28,9%), aggiudicandosi, dunque, il penultimo posto. I paesi a minore incidenza Neet sono, come immaginabile, quelli a Nord del continente: Paesi Bassi (7,1%), Lussemburgo (7,2%), Danimarca (7,5%), Svezia (7,9%), Austria (8,3%) e Germania (8,7%), dove i giovani Neet sono sono circa un terzo rispetto ai nostri.
Emerge ancora un forte divario tra Nord e Sud, non solo in Europa, ma anche in Italia, dove a Bolzano, l’incidenza è minima (all’11,2%) mentre in Sicilia dove si raggiungono cifre record (39,7%).
La Federconsumatori da anni denuncia questa situazione e le gravi conseguenze che la disoccupazione giovanile comporta in termini di peso economico a carico delle famiglie e della società tutta. Urge allora rilanciare seriamente il lavoro giovanile con un piano straordinario per l’occupazione, anche per evitare che i giovani si avvicinino alle attività criminali.
Vi sono aree del territorio nazionale, come il Sud e le isole, dove la disoccupazione giovanile arriva a punte estreme, superando il 50%; aree dove le criticità sociali ed economiche sono molto accentuate. La situazione di disagio delle fasce giovanile costituisce  allora, per la criminalità organizzata, una riserva di agevole proselitismo. Del resto già si registra a livello più generale un incremento in tutta Italia di furti e rapine, che  hanno raggiunto quota 44 mila nell’arco del 2013, ovvero il 2,6% in più rispetto all’anno precedente.

 


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