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Donne e lavoro in Italia: le più giovani ancora troppo penalizzate

Ad appena 37 anni Marissa Mayer non solo ha ricoperto un importantissimo ruolo dirigenziale ai vertici di Google ma, una volta lasciato l’incarico presso la società regina del web, è stata chiamata da Yahoo! a ricoprire la carica di amministratore delegato.  E non è tutto. La Mayer, infatti, ha anche reso noto di essere incinta, senza che questo impedisse la sua nomina. A questo punto è però necessaria una precisazione: la ex manager di Google può sì vantare un curriculum di tutto rispetto e dei meriti indiscutibili ma ha avuto anche un pizzico di fortuna, che l’ha fatta nascere negli Stati Uniti e non in Italia. Perché in Italia per una donna è praticamente impossibile percorrere una carriera così brillante in tempi tanto rapidi, facendola per di più coesistere con la famiglia. L’ennesima dimostrazione di questa amara realtà arriva da uno studio Istat presentato solo pochi mesi fa, che descrive la situazione dell’occupazione femminile in termini tragici. 
DONNE E LAVORO IN ITALIA – Tra il 2008 e il 2010 il numero delle donne lavoratrici risulta in calo di 103mila unità (pari all’1,1%), così come diminuisce l’occupazione qualificata. Aumentano, invece, i fenomeni di segregazione e di part-time in componente involontaria. Le donne occupate in Italia sono il 46,1%, una cifra drammaticamente bassa rispetto al resto d’Europa: solo Malta fa peggio di noi. A questo proposito sussiste poi un importante divario tra Nord e Sud: nelle regioni settentrionali le donne lavoratrici sono il 56,1% mentre nel Mezzogiorno sono solo il 30,5%. Si registra anche un alto tasso di inattività (48,9%, a fronte di una media europea pari al 35,5%), sintomo di sfiducia e scoraggiamento. Le donne dai 15 ai 64 anni che non cercano attivamente lavoro ma che sono subito disponibili a lavorare sono il 16,6%, mentre il tasso medio in Europa è del 4,4%. Le donne inoltre sono più spesso sottoutilizzate – cioè impiegate in mansioni che richiedono una preparazione inferiore a quella che effettivamente hanno - e sono poco presenti nei luoghi decisionali, nonostante il merito.
E’ POSSIBILE CONCILIARE FAMIGLIA E LAVORO? - La vita familiare si rivela spesso un ostacolo per le donne, poiché queste ultime il più delle volte possono contare sull’aiuto di un compagno solo in minima parte: in una coppia la donna lavora complessivamente 9 ore e 8 minuti contro le 8 ore e 15 minuti dell’uomo, considerando sia il lavoro retribuito che quello familiare. La forbice si allarga quando ci sono i figli: 9 ore e 25 minuti per la donna e 8 ore e 23 minuti per l’uomo. Quasi il 72% delle ore dedicate al lavoro familiare sono a carico delle donne. Inoltre i datori di lavoro spesso allontanano le dipendenti per motivi legati alla famiglia: l’8,7% delle donne che lavorano o hanno lavorato sono state licenziate o costrette alle dimissioni a causa di una gravidanza. Tra quelle costrette a lasciare il posto, solo 4 su 10 hanno ripreso l’attività.
LA SITUAZIONE DIFFICILE DELLE GIOVANI DONNE – Questa situazione, già critica, risulta ancora più difficile per le giovani donne. Non solo le donne entrano tardi nel mercato del lavoro e hanno problemi a farlo anche se hanno una laurea, ma una volta che hanno trovato un impiego vivono condizioni peggiori rispetto agli uomini. Le ragazze tra i 18 e i 29 anni fanno registrare un tasso di occupazione inferiore (35,4% a fronte del 48,4% dei ragazzi della stessa età), più spesso lavorano precariamente (35,2% vs 27,6%) , sono più spesso sottoutilizzate (52% vs  41,7%) e mediamente guadagnano meno (892 vs 1.056 Euro mensili netti). Anche per quanto riguarda i casi di abbandono del posto di lavoro imposto dal capo, la maglia nera va alle più giovani: tra le donne nate tra il 1944 e il 1953 il fenomeno riguarda il 6,8% dei casi ma la cifra sale al 13,1% se si analizzano le condizioni delle donne nate dopo il 1973. 

 


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