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Cosmetici: gli animali non sono cavie

Da marzo 2009 l'Europa ha compiuto un piccolo passo avanti. Un passo di civiltà nell'ambito dei test sugli animali. Parliamo delle prove per verificare la tossicità delle sostanze da impiegare nei cosmetici e nei prodotti per la cura del corpo, per escludere che facciano male all'uomo. Con alcune modifiche della direttiva europea sui cosmetici, si limitano i test che prevedono di spalmare sostanze chimiche sugli occhi o sulla pelle integra o lacerata di conigli e ratti. La strada è lunga e porterà, dopo questa prima tappa, all'eliminazione definitiva nel 2013 dei test sugli animali. Il problema è: si riuscirà entro quella data a trovare test alternativi di tossicità, altrettanto validi?

L'Europa si dà una mossa
I metodi alternativi convalidati devono garantire pari efficacia e sicurezza rispetto ai test sugli animali. Il compito di identificare, studiare e convalidare questi metodi è affidato all' Ecvam (Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi). Purtroppo, per essere convalidato, un test deve durare dai 3 ai 5 anni e questo già mette a rischio la data del 2013 per il bando totale dei test sugli animali.
Oggi già esistono metodi alternativi convalidati, ma non coprono la verifica di tutti rischi: in particolare i problemi di cancerogenicità, mutagenicità e tossicità riproduttiva. Inoltre si scoprono sempre nuovi ingredienti: è necessario trovare il modo di testare in futuro queste nuove sostanze, senza ricorrere alla sperimentazione sugli animali.

Un aiuto dal Reach
Il Reach (Registration, Evalutation, Auhtorization of Chemical) è un sistema di registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche. Si pone come obiettivo la condivisione dei risultati già ottenuti con i test sulle sostanze chimiche, anche attraverso la sperimentazione sugli animali. Grazie alla diffusione delle informazioni le aziende non hanno più interesse a eseguire nuovi test, i cui i risultati sono già noti e validi.

Etichette: nessuna garanzia
In passato, tutti i produttori di cosmetici hanno svolto test sugli animali, obbligati dalla legge e per mancanza di alternative. Oggi la legge sui cosmetici vieta la sperimentazione sugli animali se c'è un test alternativo convalidato. Ma come fa il singolo consumatore a sapere se quel prodotto non è stato testato sugli animali? Ci dobbiamo fidare dell'etichetta? Non sempre, perché si tratta spesso di autodichiarazioni non controllate. Vediamo di fare chiarezza sul significato di alcune scritte che troviamo sui cosmetici, senza dimenticare che l'assenza di dichiarazioni o marchi non significa comunque che l'azienda effettui test su animali.

  • “Testato dermatologicamente”: il prodotto è stato testato su persone, ma ciò non esclude anche test sugli animali.
  • “Prodotto finito non testato su animali” oppure “non testato su animali”: è una presa in giro, perché è dal 2005 che tutti i prodotti finiti, per legge, non sono più testati su animali. Però è sempre possibile che ci sia stata sperimentazione sugli animali per quanto riguarda l'uno o l'altro ingrediente.
  • “Cruelty free”: è un'autodichiarazione dei produttori, senza nessuna garanzia precisa né certificazione esterna.
  • “Stop ai test su animali” (coniglietto che salta) controllato da ICEA per LAV: in questo caso l'azienda aderisce a standard internazionali certificati. Non solo dichiara di non fare o commissionare test su animali e nemmeno acquistare ingredienti sperimentati su animali, ma per ottenere il diritto di apporre il marchio invia la documentazione relativa a un ente terzo, che deve controllare e rilasciare il simbolo. Tutto dipende, ovviamente, dal rigore con cui sono seguite le diverse tappe della procedura: ma almeno c'è.

 


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